La paura non fa 90. Fa 1600, come i miliardi sui conti

Da https://kaidan.ecomatica.it

Articolo del 29 Aprile 2020

Da molto tempo discutiamo dell’enorme massa di liquidità che riposa inerte nei conti correnti degli italiani.

Non è una nostra caratteristica esclusiva, visto che in molti altri Paesi vicini i risparmiatori replicano questo comportamento di assoluta prudenza. Tuttavia, rimaniamo concentrati sulla situazione dell’Italia alla luce soprattutto di un dato: la ricchezza mobiliare liquida detenuta su conti correnti e prodotti limitrofi è ormai giunta a sfiorare i 1.600 miliardi di euro ( per la precisione 1.593 miliardi di euro, fonte report ABI marzo 2020).

Nello stesso tempo pensiamo al Prodotto Interno Lordo dell’Italia, che a fine 2019 ha chiuso a 1.788 miliardi di euro. Questo è un dato che sappiamo però debba essere rivisto al ribasso alla luce dell’emergenza Covid-19; delle diverse stime uscite nelle ultime settimane che provano a calcolare l’impatto atteso sul piano economico, prendiamo quella del FMI il quale ipotizza un calo del PIL per il 2020 pari al 9,1%.

Questo vorrebbe dire che il reddito interno della nostra nazione si dovrebbe attestare intorno ai 1625 miliardi.

In altre parole, potremmo trovarci di fronte ad una situazione nella quale la ricchezza che gli italiani tengono ferma su conti e depositi coincide con l’intero PIL nazionale.

Al cospetto di simili evidenze è doveroso porsi qualche interrogativo ed elaborare alcune considerazioni per provare a comprendere non tanto le ragioni del comportamento (piuttosto chiare), quanto le conseguenze.

Sul perché ci sia infatti questa abitudine i dubbi sono pochi: le ricerche confermano che la “sicurezza” è il driver principale di questa scelta, ed è un driver che negli ultimi anni e in ogni fase di incertezza più o meno acuta prende per mano gli italiani e seduce i pavidi correntisti che vedono nel cash quasi un tesoro da coccolare (si veda ad esempio l’indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani, Intesa-Einaudi, 2019).

Non c’è dunque tanto e solo un atteggiamento di pigrizia nel muovere il denaro verso altri lidi: c’è soprattutto paura, timore del poter perdere denaro, stato d’animo ovviamente amplificato in questa fase dove si sommano emergenza sanitaria (virus), emergenza economica (riduzione di ricchezza per famiglie ed imprese), emergenza finanziaria (mercati volatili e sostenibilità del debito pubblico italiano).

Insomma, il “Che fine faremo?”, “Chissà cosa succederà”, “Non mi fido” sono alcuni dei quesiti che riecheggiano con crescente insistenza ai quali dobbiamo provare a dare delle risposte il più oggettive e logiche possibili.

Perché tutta questa liquidità non è la soluzione a queste preoccupazioni? Vediamo qui tre aspetti in particolare che in questo periodo storico appaiono molto caldi, e per ciascuno tentiamo di riportare il ragionamento ad una prospettiva razionale e logica.